Una di quelle giornate che a vederla (Part III: Epilogo)

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Si, ecco...il post precedente terminò con il mio svenimento; eppure la parte stimolante ancora non giungeva.

Come ovvio nessuno dei presenti o dei successivi accorsi si curò di me supino accanto agli scheletri che vivono sotto al mio letto. Stringevo ancora tra le mani una fialetta di clenil compositum indecisa tra il rotolamento verso il pavimento o il riposo caldo nell'estremità del mio arto sì paterno.

Mi svegliai per necessità d'aria: provato dalla postura che mi affaticava il respiro.
Assolsi alle necessità primarie: mi issai a sedere sul letto, riposi la fialetta nel cassetto che gli fa da dimora, raccolsi i capelli in un elastico per poi, alzare lo sguardo verso il resto della mia camera.
Descrivo a breve la situazione:

- La folla accorsa era accanita, spintoni e colpi proibiti si sprecavano tra gli astanti alla disperata ricerca di qualche centimetro di vuoto in cui imbucare il proprio raggio visivo in direzione del mio monitor.

- Mio padre giunse con una manciata di secondi troppo tardi e fu costretto a svelare tutto il proprio autoritarismo per permettersi una posizione degna di un capo famiglia che si rispetti: Ruggì. In un attimo fu accanto alla detentrice del mouse, sua moglie, a pochi pollici dallo schermo.

- Mia madre, timorosa di una eventuale perdita improvvisa di forza politica, era attenta a tenere lo scettro sempre a contatto con il corpo: le dita che stringevano il mouse iniziavano a prendere una stramba colorazione violacea per lo sforzo.

- I toni si mantenevano epici grazie ad una eco che penetrava tra le fessure della serranda abbassata a tre quarti: "Che lo sforzo sia con te".

-La folla ansante era compressa alle spalle dei miei genitori.

- Tra la folla zippata in una decina di centimetri e le mie gambe penzolanti dal letto rimaneva un corridoio di vuoto spazio-temporale largo un passo.

Indeciso tra la fuga e la curiosità optai per la seconda:
mi alzai rapido dal letto e con un balzo oltrepassai il nulla ma solo per trovarmi ad affrontare una nuova prova:
quei dieci centimetri di distanza tra me e il pc erano saturi di fratellanza che mi era impossibile guadagnare la vista al video.

Allora agii d'astuzia:
estrassi una merendina "Mulino Bianco: se non mi mangi sbaverai per le prossime tre ore" e ne decantai l'esistenza lasciandola deflagrare in un'apertura a scoppio.
Gli occhi di tutti i minori di anni quindici (stragrande maggioranza della folla) furono su di me. Poggiai l'esca sul lontano comodino osteggiando un innocente:
- Chi ne vuole un po'?

La merendina implose dalla paura.
Ma raggiunsi il mio obiettivo: si creò un varco che mi permise di arrivare a vedere il monitor. Ci misi poco a comprendere tutta la drammaticità della situazione.
Sullo schermo era stampata una foto e nel volto di mia mamma un'espressione da Alice nel paese delle meraviglie mentre entra nello specchio.

A scopo documentale riporto la foto con la sua didascalia:




Foto scattata alla veggente Vicka
mentre parla con due pellegrini.
Alle sue spalle appare l'immagine della Madonna.


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Il dialogo che ne seguì fu di un assurdo molto minimale:

MADRE: Guardate: una foto di Maria
IO: ...
PADRE: Dici?
IO: ...
MADRE: Che non vedi?
IO: [risolino isterico malcelato]
PADRE: Te che ne dici Miche'? Sarà vera?
IO: Si, certo, è in linea con il suo carattere: la Madonna adora essere fotografata, lo sanno tutti!
PADRE: ...
MADRE: ...
IO: [risolino diabolico]

Il silenzio di sconforto finale fu interrotto soltanto dal rumore stanco della ventola del pc che smise di girare: E' ora possibile smettere l'evangelizzazione.

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