prendetemi sempre come tra parentesi.

"ehm, disturbo?
vabbé.
ma prendimi come una riga tra due virgole, un aggeggio tra parentesi tonde o roba così.
solo quello che scrivo.
se stai bene tu, tu con te, tu e roma, tu e il tuo ragazzo.
senza spiegarti motivi, circostanze, coincidenze e sogni vari. che non sono veri mai,
ecco, tutto qua.
saluti."


una letterina di un anno fa,
mezza lacrima da sottotitolo:

come quando, mica mi dimentico mai, di quando l'allegria era come 'na sporta,
[e i riflessi dei riflessi, e le cantilene]
'na cosa usata, vuota, sporca, leggera, che svolazzavia.
[quasifinta, quasibella]

come quando, invece, mica sempre via, mica sempre via, mica sempre, oggi e ieri no,
quando me la ritrovo in faccia,
biancogiorno, manici di vellutomorbida, usata male, come le cinque di mattina.
[quasidolce, quasivera]
'na sporta quasi in bocca, solo in faccia.
[e i riflessi dei riflessi, e l'aria: quandomai c'era]

how beautiful rockstars was:

Robert Smith:

from: Music video by The Cure performing Caterpilllar.
(C) 1984 PolyGram Video International.

and when the worrying starts to hurt and the world feels like graves of dirt, just close your eyes.

giusto qualche led rosso, il rimbalzo sul pavimento di quello che riesce a filtrare nella fessura delle tende. E il ricordo di come dovrebbe essere la stanza che riempie i bui. Più o meno.
tururuuuduuuum.
                                                                       - e di dove sia l’interruttore del neon: per le emergenze.
quant’è sufficiente per tirare fuori tutti i mostri dai quadri. Tutti quei mostriciattoli che, in linea di massima, al massimo muovono gli occhi. Ma sempre quando nessuno li vede.
tururuuuduuuum
.                                              - più per sgranchirsi un poco che per altro.
e con neanche un post-it con un arcobaleno colorato, o simili. Come le chiese prima di pasqua, tutte le pareti ripassate a mo’dì: sembra la stanzetta del figlio immaginario di Lugosi. Tutte.
tururuuuduuuum.

                                                                       - tanto, se ci fossero, i puffi avrebbero le righe nere.
il soffitto a travi fatto alternando una trave si e una trave fatta d’intuito. Più vicino del solito, molto. A finalmente dimostrare, metro alla mano, l’insensatezza delle valutazioni quantitative.
tururuuuduuuum.

- no, di botole per la soffitta con i fantasmi non ce né.
la parte aperta della porta accostata in fondo a sinistra, lascia pure lei un quanto basta di chissà cos’è che c’è lì dentro. Un quanto basta di è meglio tenere d’occhio anche quell’entrata.
tururuuuduuuum.

                                                                       - ci vorrebbero un paio di paia d’occhi in più.
la fessurina della porta accostata lascia intendere con un’ovvietà ben più che  probabile, tutti gli altri obbrobri che stanno appena più in là, pronti ad entrare appena girati gli occhi.
tururuuuduuuum.

                                                                       - uno, due, tre: stella. vi ho visto ricominciate.
e l’ostinazione di quegli spruzzi di lucine che se ne stanno fermi a gustarsi la scena, invece di darsi una mossa. Invece di prendere una folatina nelle tende, almeno, per dirne una.
tururuuuduuuum.

                                                                       - squillasse lo schermetto del cellulare, almeno.
nel frattempo sono cresciuti i mostri dei quadri. Sicuri di sapermi distratto abbastanza: mentre io spremevo gli occhi a cercare luci a cui appendermi, loro si sono spremuti fuori dalle loro immagini.
tururuuuduuuum.

                                                                       - come succede con i brufoli e la robaccia che velano.
e senza arcobaleni, senza spade laser verdi, senza fiori, senza pacchetti nastrati, senza cuoricini rosa, senza dolci glassati carta da zucchero, senza colori pastello, senza puffi azzurri e bianchi.
tururuuuduuuum.

                                                                       - ‘ché i riempitivi rallentano il carico dell’inquietudine.
la soluzione meno intelligente sarebbe una di quelle a occhi chiusi, a testa sotto al cuscino, a senza voce, a senza mani. Come a dire fate di me quel che avete l'intenzione di.
tururuuuduuuum.

                                                                       -  o l’interruttore del neon.


ogni io che sei, tururuuuduuuum. in ogni io che sei, tururuuuduuuum. in ogni io che sei, tururuuuduuuum. in ogni io che sei, tururuuuduuuum. in ogni io che sei, tururuuuduuuum. in ogni sei, tururuuuduuuum. in ogni io che sei, tururuuuduuuum. in ogni io che sei, tururuuuduuuum.

del superio.

HULK sullo sfondo a braccia aperte. ad accogliere la comunità dei fedeli come sanpietro. una stretta magari più decisa, magari troppo, ma di certo più sincera. HULK mi serve per avere il cielo verdeggiante. HULK fa tanto il sono io sono il più grosso di tutti. invece, neanche nello sfondo c’entra. c’è entrata solo mezza faccia e mezzo quarto di busto. guarda che roba.
contento lui.

e abbiamo anche lo sfondo musicale: premi il tasto play e la vignetta suona: “provami ora” style:
thom yorke s'è rotto le palle,
se né reso conto quando tutti l'hanno applaudito a vederlo strimpellare sui fili della sua barbalungalunga: acoustic-version.
eppure continua: se la canta e se la sona: everythiiiing: in it's right plaaace.


Ai quattro angoli:

- donnie su una sedia a dondolo: suegiusuegiusuegiusuegiu: donnie non è di questo mondo. donnie ha house che lo squadra, ha house che valuta pregi e difetti del contatto eventuale. eventualmente fisico. senza risultati pratici. tra alieni non si capiscono. al solito.
- V suona i bonghi seduto a terra e sembra quasi un mare l'eeeerba. bella vita.
- tex s'è ammazzato, tanto per avere un colpo di scena in questo mondo costruito a mattoncini di noia uno sull'altro, giornodopogiorno. il west era noioso o, almeno, così ce lo propinano. ci teniamo la lapide. anzi la croce di tavolette di legno scarabocchiate. con il corvo appollaiatocisi sopra.
- il quarto angolo sarebbe per brandon lee. solo che s’è appollaiato dall’altro lato. sulla croce. il quarto angolo rimarrà vuoto. alla fine sticazzi.

l’uomoragno. l’uomoragno ha troppe scavalcate alle spalle. quant’èvvero che i grattacieli ormai. i grattacieli ormai sono troppo facili. troppo poco alti. ora lo metterei a metà tra lo sfondo e il primo piano, molto decentrato, seduto a leggere. con le maniche del costume tirate su e la maschera mezza tolta. l’uomoragno è diventato un fan di bradbury. ha finalmente trovato un modo vero per volare davvero. romanzi di genere, letteratura d’evasione. a lui piace chiamarla in fighese: letteratura d’anticipazione. lui che invidiava quel cazzone di superman.

In primo piano

la superchicca verde vorrebbe tanto farsi batman, ma batman lo sa che lei gli arriva solo fino al polpaccio, ma batman sa che è il buoncuore di robin ad essere in gioco. al solito. e batman sa che ammettere che non gliene frega niente significherebbe perdere una fetta troppo considerevole di pubblico.
alla fine
batman fischietta, fa finta di tirarsela, fa finta di girare a braccetto con la donna invisibile.
brutta fine.
la superchicca verde è appesa al ginocchio (di batman, che domande) anche se lui fa finta di non volerla.

la donna invisibile, vorrebbe tanto risolvere i suoi problemi, ma lascia che le scorrano via, come la pioggia e i salici. se ne va
immaginando l'odio che tutti le serbano, la donna invisibile è sempre in lotta contro la consapevolezza di non volere risolverli i problemi.
la donna invisibile non deve rendere conto a nessuno. non invecchia mai.

catwoman si fa i cazzi suoi, al solito: altezzosa. ciclope è romantico: vorrebbe esserle all'altezza per guardarla negli occhi, ciclope si direbbe stronzo, un pazzo con istinti omicidi. ciclope è invidioso del dolore autoinflitto di wolverine. quindi resta fermo a pensare: ciclope seduto a gambe incrociate.

wolverine non c’è: troppo figo (lui e il suo autolesionismo informato) per apparire in una vignetta: ha da fare. al solito. primissimo piano su wolverine che non c’è.



ammazzare fiamma per autocombustione mi pare un gioco da ragazzi.
non c’è nessuno che fa le parole crociate. per ora. mi dispiace.




# superman?
- troppo cazzone.
# flash?
- non se lo ricorda mai nessuno.
# i beatles?
- sono in troppi e troppo decrepiti.
# i fantastici 4?
- sono rimasti in due, non trovano la donna invisibile.
# capitan america?
- troppo vintage.
# madonna?
- ce ne sono troppe: creano confusione.
# i quattro evangelisti?
- messi.
# thor?
- troppo epico.
# top... - hai rotto le palle, non voglio essere esaustivo.
# ...
- ...
# ...
- fa poco l’offeso.
# ok.
- ...
# io?
- troppo super.
# ^ ^
- ^ ^



- grazie a lu' perché si.

a ian.

illatomigliore halasuperbiadel risolino delsapered'esserci solonellostessomomento diquandolasciasolo lastessagioia di starsene soloadesiderarlo mentrelasciasolole impronte della schienasua. Lascialagioiadell'elemosinailbellodinonavereneanche piùidubbi. Chebello. Lasciasempresoloundesiderio. lungo. da qui fin'adov'èscappato.


"...But if you could just see the beauty
These things I could never describe
Pleasures and wayward distraction
Is this my wonderful prize?..."

- Joy Division, Isolation, from Closer, 1980.

altri tramonti

così 
come se avesse senso mandare anche solo una buonanotte a una bella sconosciuta. Che non sei altro. eppure poi viene spontaneo notare la differenza che ci sarebbe a darmela da me e basta la stessa uguale buonanotte. andrei a letto di certo almeno meno contento. almeno.
come quando si impara bene a misurare bene la differenza che c'è tra i modi simili di non avere niente o non avere proprio niente. 
e il lato triste c'è sempre, in ogni caso.
quant'èvvero che iniziare a non pretendere nulla è brutto esattamente quanto smettere di avere desideri. te ne renderai ben conto.

te ne renderai ben conto che a fare gare di egoismi vince sempre sempre solo chi ci vuole restare da solo. è vero 
non pensare mica che è con te che me la sto prendendo, sa? naaaa, per te è solo il pensiero dolce se riesci a leggerlo.
com'è vero che chi non riesce mai a chiedere niente è brutto allo stesso modo di chi non si accontenta mai.
eppure poi, a forza di provarne un bel po', qualcosa sempre si trova a ravanare dentro a un cassettone grande così, pieno zeppo di roba così piccola da fare venire voglia di spolverarla via viva. 
pure la voglia di spolverarvi via vivi è vera, si.
a forza di fare ogni volta in modo di farmi portare via tutto e di prendermela a rabbia tra me e me.
va a finire che riesco sempre ad uscirne fuori poi.
anche se nolente, eppure preferisco tenermi la paura di avere richieste pretenziose piuttosto che chiedere qualcosa veramente e dovere poi renderne conto. benommale.
quant'èvvero che alla fine pretendevo di averti chiesto solo la compagnia per una birra fresca in riva al mare, che male c'è.
ehm, l'aureola la dimentico sempre sotto al cuscino, pardon.

perchè è vero come il sorrisetto che mi spunta a pensarti, a sapere anche solo che la possibilità di mandarti un pensiero di buonanotte, nero chiaro, 
ecco, questo sei costretta a lasciarmelo, questo no che non me lo porto via neanche da solo. suona triste a dirla così, eppure no.
tagliare a metà un pensiero poco prima di spegnere la luce è quanto mi faccio bastare per stare meno solo, fino a trattreggiorni.

e la risata sguaiata di rendermi ogni volta conto che voi non riuscite a portarmi via mai niente se non sono io a permettervelo, ecco. ehm.
magari questa sarebbe stato meglio se l'avessi tenuta per me.

il pensierino per un dormi bene. un pensiero bello come sono belli i nei. sempre sempre al posto sbagliato.


...piacere mio,

- mi'

altre albe

tuuuutti tutti quei milioni di volte che la paura e la voglia di avere uno spazio grande bianco da riempire, alla fine vince troppo spesso la paura. sempre la solita lotta contro la luce. la parte più difficile da arrivare, quella che da il lato vero del piacere è quella che dura meno, come al solito. la parte bella è sempre il culmine a metà tra una scelta e l'altra. il momento di maggiore potenza. non l'attimo prima della scelta, tutto lo spazio che c'è prima del momento in cui la scelta si pone. una volta decifrata la domanda il resto sono solo battaglie a suon di ipocrisie. e gare a chi salta più in alto contro non l'accidia, solo contro la voglia di non farsi vedere mai. come sentire il bisogno di regalarne di carezze a cascate per il terrore di essere costretto a riceverne, camminiamo vicino quanto vuoi, ma con le mani sempre sempre dentro alle tasche, sempre con una sigaretta accesa tra la lingua e il cielo.




il giorno in cui farò un figlio lo voglio donna, lo chiamo vera.





PS: si, volevo scrivere a te, solo che non riesco se non a parlare da solo, che poi è il motivo del blog, il fatto che non so aprire e chiudere discorsi che siano condivisibili.
 
 
 
 
 
 
ecco

ashtray-girl

"...
in a fast german car
i'm    a m a z e d
that i survived:

an airbag saved my life
..."



Siamo alle solite gare da soli contro i semafori rotti.

e freniamo sempre al momento sbagliato, non freniamo quando sappiamo che sarebbe il caso di farlo: come sappiamo che
ogni volta,
a ogni "alla fine"
è molto più divertente piangere sugli airbag che non annoiarsi nel traffico. meglio andare a fari spenti che non.

Poi un giorno lo capirò che gioco solo da solo, che più che parlare di frontali sarebbe più consono descriverli come ruzzoloni premeditati,
di quelli che non servono altri partecipanti
se non solo io. e ogni spettatore è puramente casuale.
Un giorno però lo capirò, un giorno,
ancora no.

e più la frenata a terra è breve e più scintille sarò lieto di ricordare poi: una gara tra me e me a chi si rompe il naso meglio.


Ma c'è stato un istante in cui tutto era al posto giusto: l'emicrania spunta fuori ogni volta che capisco da capo che funzionava tutto così bene solo perchè da molto tempo prima sapevo che sarebbe stato solo per un istante:
- Guardami, sono un muro.
- Arrivo a manetta, indurisciti il più possibile.



"...
come se non avesse mai toccato una ragazza prima di allora; sentì qualcosa di soffice e oleoso, simile alla pelliccia isolante di una lontra. Nell'auto si agitavano due fiere, una in alto, che soffiava e mordeva, e una in basso, che lottava per liberarsi da quella gabbia umida. Lui, intrepido, fece quant'era in suo potere per nutrirle, per ammansirle, sempre più cosciente della propria inadeguatezza. Dopo qualche minuto, dicendo soltanto:
- Devo tornare prima dell'appello notturno,
Lux se ne andò e lui rimase lì, più morto che vivo.
Quell'attacco a sorpresa, benché non fosse durato più di tre minuti, aveva lasciato il segno. Trip ne parlava come si potrebbe parlare di un'esperienza religiosa, di un'apparizione, di una visione, o comunque di un'incursione in un'esistenza oltremondana impossibile da descrivere a parole.
- Certe volte penso che sia stato un sogno
ci disse, rievocando la voracità delle cento bocche che l'avevano spolpato nelle tenebre [...] lo stupivano ancora la determinazione di Lux, la sua assoluta mancanza di inibizioni, il trasformismo mitico che le consentiva di possedere tre o quattro braccia contemporaneamente.
- I più non giungono mai ad assaporare questo tipo di amore
disse, riprendendo coraggio pur nel fallimento della sua vita
- Io almeno una volta, l'ho conosciuto.
..."
- Jeffrey Eugenides, Le vergini suicide, Mondadori, Terni, 2011, p. 76, 77.

crepuscolare...io?




- e i low...ecco...i low

# si, dimmi

- sai quei gruppi che...boh
ecco...mi piacerebbe essere così

# con questo suono qui?

- con la batteria piccola piccola
con il basso al posto della chitarra
con il basso che gira sempre intorno ai stessi toni
che cambia solo ogni tanto

# ...

- e te ne accorgi solo se ci fai caso
con la chitarra che si ricordano di averla solo ogni tanto
con la chitarra che somiglia più a un basso per come suona
e la voce che non è proprio un sussurro
la voce che sembra volesse urlare ma che sembra anche che parli a bassa voce

# ?

- e poche parole per un testo con poco senso
poche parole che si ripetono spesso, sempre le stesse

# per quel che posso dire io
ti somiglia

- e dolce tanto quanto basta per capire che una lacrima sarebbe troppo, però...quasi quasi.

# ...

- questo è da tramonto secondo me.

# peccato che abbiano lo spazio di soli pochi minuti in un giorno
non possono mai starci tutti interi
in un tramonto
forse è per questo che si disperano
perché vorrebbero stare interi

- ...

# e tu lo sai come ci si completa?

- al massimo, so dove si deve cercare per scoprire il piacere di scoprire di essere solo un pezzo

- con lu'


"... guess the secret's out like a river flows it's never over done, out of control
out of control out of control out of control out of control out of control out of control
out of control ..."

- low, down.

parole a caso



inizio sempre da qualche parola messa lì a caso, sciocco.
ma sembra di poterle mettere da qualche parte, le parole. come se esistesse una dimensione reale in cui farle stare.
se solo non avessero quel'abitudine da ciliege marce di rimanere appiccicate nei risvolti dei cappotti, cadute dalle tasche bucate.
altro che svolazzare.

un labirinto e pare di vederlo, tirato su a pagine di quadernino a quadretti piccoli, tuttotutto scarabocchiato. le parole giocano ad appiccicarsi sulla carta di un labirinto per minotauri.
minotauri di quelli che vanno tenuti buoni:
che non scappino e spaventino gli interlocutori amen.
minotauri come gomme da masticare, molto grosse tra i denti. sono mostriciattoli arguti, tipetti svegli:
corpo d'uomo e capa da bradipo. o viceversa.
belli di notte.

così sono le parole non dette, girano a vuoto e non vanno mai ne giu e ne su.
in un paesello di carta accartocciata e non sanno dove andare ad appiccicarsi: girano-girano e restano.
sepolte vive.
e muoiono
per la troppa inerzia come muoiono i ricordi.

dopo un po'.

intanto passeggiano. in una realtà finta sbattuta sul nascere dentro una mitologia che non si sa chi le ha pensate prima.
qualcuno deve essere stato e ha in bocca l'alito che puzza di stantio, tipo il babbo d'Amleto e parenti.
di certo sono state. di certo è molto meglio non rincorrerle a retini da farfalle.
anche se hai sei anni.
anche se il minotauro è scappato. anche se scappa ogni volta dal buco lasciato dai tuoi incisivi da latte. anche se non hai paura.
anche se pensi di esserti già perso abbastanza. anche se pensi che più di così non puoi perderti.
lascia stare lo stesso.
lasciale che muoiano da sé.

l’alternativa
è prenderle dalle corna, tirarle fuori come si fa con i noccioli delle ciliege: dai denti. le parole.
ma per questo ci vuole una sciocchezza che sarebbe meglio lasciare nel labirinto.

e la mappa è segnata sulle ali delle farfalle.



- con lu'




"...
ma cosè
che ci confonde
e ci trascina via
e che ci fa sanguinare
ma cosè che cosè
che non si trova più
..."

- Morgan e M. Pagani, parole a caso.

a chi rimembra ancora quel tempo della sua vita mortale

definisci struggente:

“…
Ho anche la testa. L'ho fatta cuocere e colare in bronzo nero, e la tengo nel cassetto della scrivania. [...]
E' bellissima:
sottile,
minuscola,
angosciata.
Ma è lei. La tiro fuori spesso, durante il giorno, e resto a contemplarla.
E così, vedete, dopotutto ho ancora la mia stella qui con me.
…”         - Patrick McGrath, Follia, Adelphi, Milano, 1998.

e poi trova il modo giusto per buttarla dentro il cranio bacato di un caminetto. trovami un camino. accendimi un camino. scalda. scalda. scalda. s c a l d a .

trova il modo per non bruciare niente.

un giorno facciamo un giro in un negozio di quelli che hanno di tutto un po’. un giorno ci regaliamo una presina per uno. un guanto ignifugo. e una tanica di benzina. e una gomma da cancellare, la gomma pane, che cancella solo le sbavature.
un giorno facciamo un giro dietro a un tram, e depenniamo tutti i ricordi sbagliati che troviamo. facile, no?




definisci: fossero rimasti pure tutti nascosti, tutti gli altri. tanto non ho mai pensato che ne sarebbe valso di penarmi.




definisci: la traccia che lasciano le lumache.



e non chiedermelo più.

il ballo della pioggia

quando la voglia della pioggia, somiglia al bisogno di qualcuno che, fosse qui vicino, non mi accorgerei neanche delle lacrime: fosse qui vicino a leggere qualcosa, mangiucchiando cracker.
quando si gioca a mischiare i pezzetti dei ricordi tra di loro pare di riuscire quasi a...

E INvece: solo le voglie, chiuse dentro a un: - Se piovesse avrei il rumore della pioggia qui vicino.










...and i'm wondering where she's been
and i'm crying for yesterday
and the tap drips
drip drip drip drip drip drip drip.