chesil beach













"

Ecco come tutto il corso di una vita può dipendere

dal non fare qualcosa.

[...]

Edward era rimasto impassibile nel suo silenzio virtuoso...

".


per uno a cui piacciono quelle scritte di parole, per uno che nella vita scrive libri, non è facile scrivere di quelle volte in cui il silenzio è la scelta


peggiore da fare.
e gira tutto intorno a questo.



ovvio che ci sia anche dell'altro, ma la curiosità non è mai abbastanza.


e del modo in cui gioca con il ritmo che sembra regolare eppure non annoia mai. e per il metodo che usa per fare in modo che pare di stare nella testa della gente di cui scrive.
e per gli aggettivi messi sempre dove non è che non te l'aspetti, ma quasi. e per come si fa a scrivere un bel libro,


ecco,


chiedete a lui che l'ha scritto.

del vento tagliuzzato a mo' di coriandoli


prendi una patina, come di cellofan,

colorala

e riempila

piena piena d’aria, prendi un filo tagliato, un po’ di vento e

se ne va’.

poi prende e

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cade.



e si riprende via e

ricomincia

senza provare a capire il senso.


i palloncini sono belli,

e più dell’aria. però

l’aria prende la forma

che immagini ogni volta,

ogni volta. loro sanno bene che l’aria non ha forma

che prende ogni volta il colore di quello che ha dietro.


ogni volta.

e mettila proprio dove vuoi, e non scoppia l’aria, l’aria non scoppia. e profuma

sempre e sempre di vento. profuma di tutto quello che il vento,

ogni volta,

si porta via. il vento,

il vento prende la sera. il vento porta via anche il vento, e non cade mai.

l’aria non lo so se vola ma non cade

mai.


il problema dell’aria è che non c’è.


e le conoscono proprio tutte tutte queste quattro righe,

quelle bestioline che volano,

e ogni tre stelle ce né uno che vola.


"...ogni tre ami

c'è una stella marina

ogni tre stelle

c'è un aereo che vola

ogni balcone

una bocca che m'innamora..."



phantom channel crossing

ascolto labradford e viene voglia di smettere di non credere ai fantasmi.
Da dentro le orecchie spuntano spiritelli. Appena la musica arriva sotto al letto,
se ne accorgono gli scheletri: si scuotono e fanno il coro a una vecchia fabbrica in disuso.
Dove c'era il legno c'è la polvere, dove c'era il ferro c'è la ruggine. Il vetro è sempre un'altra storia.
Apparte polvere e ragnatele di rito, un paio di betoniere pienepiene di ruggine svuotate dalle terrazze su tutto quello che di meno organico dura.
Sulle colonne finanche la vernice delle antiche tag si sta per sbiadire via.
Eli
Il rumore dei passi è come quello che verrebbe fuori da una camminata sulle pietre di una grotta gonfia di muschio, però al contrario. e senza eco. e con i vetri.
Anche i rampicanti, appesi tra le tubature e quello che resta dei finestroni, hanno preso un colorito grigiastro.
Qualcosa di acceso rimane, per assuefazione. Come per i capelli, che non la smettono mai di crescere.
La gara tra il rumore del vento e la caciara delle motrici, va ancora avanti. solo che adesso vince il vento con tutte quelle fessure nuove da fischiettare.
Pure la luce trova giochi nuovi su cui riflettere. colori apparte.
Bello capire che addirittura l'asfalto torna terra, anche se somiglia al colore della terra di un film in bianco e nero.
Dalle crepe dei camini esce ancora il fumo. come dalla dentiera malandata di una vecchina alla sua ultima sigaretta.
Una di quelle fabbriche che ancora continuano sempre a fare fumo dalle punte delle ciminiere. di quelle che prima o poi qualcuno dirà che è stregata davvero. una di quelle fabbriche che, intanto però, nessuno ha il coraggio di entrarci. di quelle che, anche adesso, non è mai ne notte ne giorno, come quando era tutta accesa.
La voce è quella di un lenzuolo bianco che gela le spalle.



"...
se distanza ti farai,
io sarò asfalto,
impronta sui tuoi passi senza stringere mai
..."