ashtray-girl

"...
in a fast german car
i'm    a m a z e d
that i survived:

an airbag saved my life
..."



Siamo alle solite gare da soli contro i semafori rotti.

e freniamo sempre al momento sbagliato, non freniamo quando sappiamo che sarebbe il caso di farlo: come sappiamo che
ogni volta,
a ogni "alla fine"
è molto più divertente piangere sugli airbag che non annoiarsi nel traffico. meglio andare a fari spenti che non.

Poi un giorno lo capirò che gioco solo da solo, che più che parlare di frontali sarebbe più consono descriverli come ruzzoloni premeditati,
di quelli che non servono altri partecipanti
se non solo io. e ogni spettatore è puramente casuale.
Un giorno però lo capirò, un giorno,
ancora no.

e più la frenata a terra è breve e più scintille sarò lieto di ricordare poi: una gara tra me e me a chi si rompe il naso meglio.


Ma c'è stato un istante in cui tutto era al posto giusto: l'emicrania spunta fuori ogni volta che capisco da capo che funzionava tutto così bene solo perchè da molto tempo prima sapevo che sarebbe stato solo per un istante:
- Guardami, sono un muro.
- Arrivo a manetta, indurisciti il più possibile.



"...
come se non avesse mai toccato una ragazza prima di allora; sentì qualcosa di soffice e oleoso, simile alla pelliccia isolante di una lontra. Nell'auto si agitavano due fiere, una in alto, che soffiava e mordeva, e una in basso, che lottava per liberarsi da quella gabbia umida. Lui, intrepido, fece quant'era in suo potere per nutrirle, per ammansirle, sempre più cosciente della propria inadeguatezza. Dopo qualche minuto, dicendo soltanto:
- Devo tornare prima dell'appello notturno,
Lux se ne andò e lui rimase lì, più morto che vivo.
Quell'attacco a sorpresa, benché non fosse durato più di tre minuti, aveva lasciato il segno. Trip ne parlava come si potrebbe parlare di un'esperienza religiosa, di un'apparizione, di una visione, o comunque di un'incursione in un'esistenza oltremondana impossibile da descrivere a parole.
- Certe volte penso che sia stato un sogno
ci disse, rievocando la voracità delle cento bocche che l'avevano spolpato nelle tenebre [...] lo stupivano ancora la determinazione di Lux, la sua assoluta mancanza di inibizioni, il trasformismo mitico che le consentiva di possedere tre o quattro braccia contemporaneamente.
- I più non giungono mai ad assaporare questo tipo di amore
disse, riprendendo coraggio pur nel fallimento della sua vita
- Io almeno una volta, l'ho conosciuto.
..."
- Jeffrey Eugenides, Le vergini suicide, Mondadori, Terni, 2011, p. 76, 77.