a domanda

- come va?
# grazie, e a te?
- ti dirò.
# -_-
- -_-'





stefano83

the funeral song be sung!





REGALASI:




vecchia collezione di racconti manoscritti statunitensi,



causa sepoltura prematura dell'Antico possessore.




Per i meno sani di mente possibile recupero della cassa oblunga in cui erano conservati dall'autore.




ASTENERSI animisti e tafofobici.





Harry Clarke, The Premature Burial, 1919.

balcony scene

'on tanto di sedia, scrivania, insomma, tutto il necessario.
per vincerla su una paginetta bianca di blocco note.

ravano prima tra gli mp3, per qualcosa che possa fare da sfondo ma che neanche passi inosservato.
come si fa.


resto alla prima riga però,
o giù di li.




craig armstrong - the space between us.m3u
[ mode: repeat playlist ]

fermo almeno fino a giulietta e romeo.

alla prima riga no,
a bocca aperta no,

ma quasi.


... . .... .. .. ..... ... . . ... ..... ... . .... .... ..... ........ ... . . . ....



# meglio così.

- avresti scarabocchiato giù la solita solfa.

# tipo i soliti elogi alla malinconia.

- dai, inizia con quella della nostalgia che non ha bisogno di motivi reali.

# come scusa: il fumo di una sigaretta lento, di quando l'aria non si muove.

- vorrei, dietro, un bel crepuscolo.

# con almeno un pioppo, tra il resto e il cielo.

- sii, così grigio. e verde appena quanto il ricordo del colore che avrebbe.

# una spolverata di vociare lontano?

- aiuta a sfocare, distrae. a mo' di speranzetta.

# aspetta, aspetta, mettiamoci anche un'altalena che cigola.

- ole. pronto un bel loop, che la ricorsività mai è demodé.

# ...

- ...

# manca solo qualcosa da dire, no?

- ma non succede mai niente.

# perché, pensi dovrebbe?

- ...

# ...

- mmm.

# ...

- buona scusa.

# ...

- mmm.

# ...

- !!!

# ?

- secondo me è pigrizia idealizzata.

# -_-'









"...
it hasn't need to be love
it hasn't mean a thing
..."



oooonceeeee upon a timeee

prima di sapere che i pantaloni neri con le felpe blu non vanno,
prima ancora di capire il bello del tono su tono. prima
ancora
di sapere il lato verso cui si girano le chiavi dentro alle porte troppo aperte.
prima di sapere come è facile scacciare le voci di tutti con un tasto vol-up.

Ti ricordi che freddo mandava quel vento che sapeva di tutti i castelli della sabbia di tutta l’estate appena andata.
quella volta che avevo lasciato il commodore64 fuori portata. avevamo le maglie senza maniche e i costumi appiccicosi di quando le mamme ancora non hanno trovato la fantasia per il cambio di stagione.
avevi fango anche sulle sopracciglia e colavamo sempre di sangue da
un ginocchio o due.

Hai fatto per fermarti a bere da una fontanella bassa appena meno di te: Guarda, c’è un pesce, corri, guarda!
solo per farmi avvicinare un po’ per schizzarmi meglio.
e poi correvi via. preestooo.
e non ti arrivavo quasi mai. e le volte in cui ti arrivavo,
poi
non sapevo mai che cosa fare.

quelle si che erano risate vere, sorrisi forti.
e poco dopo, quelle urla: E’ prontooOOo.
e ogni volta era ogni volta troppo Di già?.
un paio di ciao svogliati e il ritorno verso casa lento, con gli occhi a mezz’asta.

Era ancora troppo presto per desiderare il verso di un cellulare, o per il sapore duro di: Ancora un’altra sigaretta.
eppure la nostalgia, la nostalgia ce l’avevamo già colorata a cera fuori dai bordi dei sospiri.

- Michiii. Era ora!
- ...
- Che hai fatto oggi?
- Niente.
- Ma possibile che non fai mai niente te?
- Mamma, daai, ho fame.

niente...non avevo fatto niente. e lo pensavo.
non potevo capire che non erano buchi di ricci di mare quelli, non potevo sapere che avevo passato quei giorni a scoppiarmi le bollicine dei piedi sugli spigoli delle stelle.



"...
you think i got my eyes closed,
but i'm lookin' at you the whole fuckin' time
..."

quella del lupo e del pipistrello.

una vecchia storia, un’altra.

facciamo un gioco: prendo per me una rifilatura d’argento sui denti. un mazzo di specchi rotti al posto delle unghie tue.

chi prende fuoco più tardi vince.
anzi, no. non vince lo stesso nessuno: facciamo che alla fine muoiono sempre tutti: ti va?

tanto la notte è la stessa, la luna piena attira anche me, figurati.

dovrò solo limarmi un poco i denti. per non fare urlare. dovrò digiunare per un po’. per stare più attento a non fare troppo rumore.
tu rifarai i peli, le unghie no, le zanne no. che altrimenti non si trovano le vene. che non c’è gusto se non restano i segni sulla schiena. sul collo.

userai gli specchietti per capire da dove arrivo, non mi sentirai. non smetterai di ululare fino a che non mi avrai sopra. come chi fischietta per non dare nell’occhio.

ai morsi ho già imparato a reagire. io che mi conosco. ho paura solo di vedermi.
basta chiudere gli occhi, basta trattenere il respiro per non urlare. ad ogni morso.

ad ogni graffio sulla schiena una lacrima, per ogni lacrima un sorriso.
- chi urla esce: rimane vivo e annoiato. -
per ogni sorriso una scottatura. per ogni scottatura una cicatrice nuova.
la voglia di mordere ogni nuova cicatrice.
- chi scappa esce. chi si nasconde anche. -
per ogni goccia di sangue, la voglia di un altro morso. per ogni bacio preso si perde una goccia di sangue, viene un po’ di fame in più.

fino a restare cianotici. e sbranati vivi.

cambia solo il modo di darli i morsi.
chi è forte corre e salta, c’è chi si avvicina piano senza farsi notare.
uno beve, uno mangia.

non si direbbe,
eppure vincono tutti e due da morti.


'belli che abituati ormai.

photos of ghosts

ormai è rimasta solo l’ombra della schiena di un fantasma, o due.

se fossimo colori veri saremmo lo stesso senza vie di mezzo.
solo che ormai sono rimaste solo sfumature:
dove una sa di corse, e di vento, e di paura no. l’altra puzza del culo di un tram.

Mi ha regalato corse che non sarò all’altezza neanche più di lanciare sassi sugli oblò.
figuriamoci cosa potrei da nascosto sotto il suo letto. da nascosto sotto il loro di letto.

si giocava a nascondino: e ci siamo trovati, ma solo per nasconderci più sotto. e mi ero nascosto più dentro. solo,
e solo con lei.

fossero rimasti pure tutti nascosti, tutti gli altri. tanto non ho mai pensato che ne sarebbe valso di penarmi.

stavamo zitti. a trasformarci in piccoli così:
per stringere meglio, per scomparire ancora
un po’.

se tutti insieme fossero usciti, se ci avessero cercato. non avrebbero trovato di più vero se non i sospiri dei sorrisi increduli, un vento profumato, di una scia di quelle corse da qui alle mani nei capelli profumati suoi.



fossimo stati colori, saremmo stati due: uno sapeva da sempre di paura.


l’altro è ancora del colore di un muro mentre crolla.

non ha lasciato altro che la traccia
come le lumachine.









............................ "...i've one photograph

.................................... that captures her smile,

.................................... but i don't have a tape of

........................................... her laugh..."