parole a caso



inizio sempre da qualche parola messa lì a caso, sciocco.
ma sembra di poterle mettere da qualche parte, le parole. come se esistesse una dimensione reale in cui farle stare.
se solo non avessero quel'abitudine da ciliege marce di rimanere appiccicate nei risvolti dei cappotti, cadute dalle tasche bucate.
altro che svolazzare.

un labirinto e pare di vederlo, tirato su a pagine di quadernino a quadretti piccoli, tuttotutto scarabocchiato. le parole giocano ad appiccicarsi sulla carta di un labirinto per minotauri.
minotauri di quelli che vanno tenuti buoni:
che non scappino e spaventino gli interlocutori amen.
minotauri come gomme da masticare, molto grosse tra i denti. sono mostriciattoli arguti, tipetti svegli:
corpo d'uomo e capa da bradipo. o viceversa.
belli di notte.

così sono le parole non dette, girano a vuoto e non vanno mai ne giu e ne su.
in un paesello di carta accartocciata e non sanno dove andare ad appiccicarsi: girano-girano e restano.
sepolte vive.
e muoiono
per la troppa inerzia come muoiono i ricordi.

dopo un po'.

intanto passeggiano. in una realtà finta sbattuta sul nascere dentro una mitologia che non si sa chi le ha pensate prima.
qualcuno deve essere stato e ha in bocca l'alito che puzza di stantio, tipo il babbo d'Amleto e parenti.
di certo sono state. di certo è molto meglio non rincorrerle a retini da farfalle.
anche se hai sei anni.
anche se il minotauro è scappato. anche se scappa ogni volta dal buco lasciato dai tuoi incisivi da latte. anche se non hai paura.
anche se pensi di esserti già perso abbastanza. anche se pensi che più di così non puoi perderti.
lascia stare lo stesso.
lasciale che muoiano da sé.

l’alternativa
è prenderle dalle corna, tirarle fuori come si fa con i noccioli delle ciliege: dai denti. le parole.
ma per questo ci vuole una sciocchezza che sarebbe meglio lasciare nel labirinto.

e la mappa è segnata sulle ali delle farfalle.



- con lu'




"...
ma cosè
che ci confonde
e ci trascina via
e che ci fa sanguinare
ma cosè che cosè
che non si trova più
..."

- Morgan e M. Pagani, parole a caso.

a chi rimembra ancora quel tempo della sua vita mortale

definisci struggente:

“…
Ho anche la testa. L'ho fatta cuocere e colare in bronzo nero, e la tengo nel cassetto della scrivania. [...]
E' bellissima:
sottile,
minuscola,
angosciata.
Ma è lei. La tiro fuori spesso, durante il giorno, e resto a contemplarla.
E così, vedete, dopotutto ho ancora la mia stella qui con me.
…”         - Patrick McGrath, Follia, Adelphi, Milano, 1998.

e poi trova il modo giusto per buttarla dentro il cranio bacato di un caminetto. trovami un camino. accendimi un camino. scalda. scalda. scalda. s c a l d a .

trova il modo per non bruciare niente.

un giorno facciamo un giro in un negozio di quelli che hanno di tutto un po’. un giorno ci regaliamo una presina per uno. un guanto ignifugo. e una tanica di benzina. e una gomma da cancellare, la gomma pane, che cancella solo le sbavature.
un giorno facciamo un giro dietro a un tram, e depenniamo tutti i ricordi sbagliati che troviamo. facile, no?




definisci: fossero rimasti pure tutti nascosti, tutti gli altri. tanto non ho mai pensato che ne sarebbe valso di penarmi.




definisci: la traccia che lasciano le lumache.



e non chiedermelo più.

il ballo della pioggia

quando la voglia della pioggia, somiglia al bisogno di qualcuno che, fosse qui vicino, non mi accorgerei neanche delle lacrime: fosse qui vicino a leggere qualcosa, mangiucchiando cracker.
quando si gioca a mischiare i pezzetti dei ricordi tra di loro pare di riuscire quasi a...

E INvece: solo le voglie, chiuse dentro a un: - Se piovesse avrei il rumore della pioggia qui vicino.










...and i'm wondering where she's been
and i'm crying for yesterday
and the tap drips
drip drip drip drip drip drip drip.