L'eco: racconto giallo. Parte II

[...  - prima parte -  ...]

_________________________

L’uomo-torre finisce di lavare il bagno, si asciuga. Estrae una busta vuota di plastica dal tascapane, la apre e la riempie con l’asciugamano e le spugne sporche.

La donna con gli occhiali lancia verso di lui il cencio insanguinato con il quale stava pulendo il coltello e rinfodera la lama.
Lui si china a raccogliere lo straccio senza una parola e lo aggiunge ai panni sporchi. Sigilla a nodo stretto la busta e la ripone.
Lei, intanto, si sciacqua le mani, non si cura del sangue che sparge sul piatto del lavandino appena lucidato. Appena poi, si allontana.
Lui strofina via dalla ceramica bianca le nuove strisciate,
con le dita.

Poi, senza asciugarsele, punta le manone alla gola della ragazza che piange.

Sicuro
come se mancasse una pennellata per completare il mestiere.

La donna con i capelli neri si intromette con una battuta secca di voce storta:
   - Lascia pure che soffra.
E abbassa le braccia di lui con un gesto del pugnale.
Lui le risponde con uno sguardo incredulo e rabbioso. Ma dopo, subito, si corregge:
china il capo:
   - Hai ragione.
Remissivo per qualche istante di occhi chiusi e schiena ingobbita.
   - Mi dispiace solo che non riuscirà a lamentarsi ancora per molto.
Aggiunge per recuperare la stazza.

Tra i due succede un reciproco sorriso di intesa.

Lui chiude la doccia
eppure non ottiene il silenzio desiderato per l'ultimo sguardo compiaciuto.
Allora escono via.

Un risolino all'unisono, prima di lasciare un'altra bambina a pancia all'aria,
a contare
i secondi
che passano
tra un respiro
e la forza
di farne un
altro,

finché la luce dei neon le uscirà dalla capacità percettiva.
Fino a quando il tempo le perderà di senso.

Nessun commento: