in silenzio

come quando ogni parola costava troppo. e quelle che avrebbero voluto entrarmi forte dentro le orecchie proprio non ci passavano.

Mai misurato quanto è sproporzionato un urlo?

Quella volta ho ordinato al marciappiede una panchina per necessità, ma non è bastato.

Non basta così poco a fermare le teste quando girano.

Al posto dei pensieri
c'era un bel mazzo di
fogli trasparenti scarabocchiati, uno sopra l’altro che non si leggeva niente. e tutta la smania di fare ordine non serviva a niente, se non, alla smania per se stessa.

Quella smania che non serve mai a nulla.

Anche l’aria sembrava acqua. l’aria, meno lucida del solito, non bastava più. sapevo di averne da fare indigestione,
ma saperlo non ha aiutato, anzi.

Avrei potuto dettare la lista dei motivi per cui era tutto troppo simile ad un acquario a palla, e dettagliata, e ordinata, dentro un elenco numerato in un ordine qualsiasi.
Solo che avrebbe peggiorato tutto quanto.

Presente quant’è bella l’ignoranza.

Al posto dei pesci palla c’era il bisogno di andare via e le gambe interrate. la voglia di svuotarmi la cera di un cero nelle orecchie o la paura di cucire a tutti la bocca a crudo suonano troppo sinonimi per non far paura.

Com’è vero che i pesci palla si somigliano tutti.

Lo sapevo che il fiato che mi era rimasto sarebbe bastato a spiegarmi, invece l’ho usato solo per chiedere altro silenzio.
anche se, ormai, le loro parole erano filtrate di netto.
C’era l’esasperazione che c’è dentro ai film muti, nel momento degli strilli.

Solo che a lavorare di fantasia non sempre fa zompare di gioia. anzi.

Ecco: questo è quello sbagliato di silenzio.



Parola.

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